Condivido moltissime cose che ho letto in questo testo e voi cosa ne pensate?
Noi siamo fatti della stessa natura di cui sono fatti gli animali, le pietre, il sole e rispondiamo alle stesse regole fisiche . Siamo fatti da milioni di cellule vive, e ogni cellula ha una vita propria, individuale. Non siamo quindi Uomini, ma insieme di Vita, come tutto cio che ci circonda.
I Nativi d’America non conoscevano la cellula, ma conducevano il loro stile di vita nel totale rispetto della natura.
Essi non si concepivano degli esseri dominanti, ma dominati. La loro religione era di tipo animista: la roccia, l’acqua, l’orso e qualsiasi essere naturale erano considerati dotati di un anima. E il sole e la terra facevano da padre e madre biologici per qualsiasi cosa.
E’ questo il motivo che li spingeva a mettersi in contatto con i loro antenati attraverso riti divinatori, comunicando con l’anima che è in ogni piccolo frammento di universo.
Basando la loro quotidianità totalmente in balia degli eventi e dall’alternanza stagionale, i nativi americani non temevano la morte, considerata una semplice trasformazione all’interno di un ciclo naturale. La morte sentita come parte stessa della vita. Dove per vita non si intendeva la vita del singolo individuo, ma l’eterna vita del Tutto, di cui noi siamo solo un frammento.
Il cerchio sacro
Una volta morti ci si sarebbe ricongiunti all’infinita ciclicità della vita. Solo attraverso la morte, quindi, si poteva ritornare sulla Terra. La visione di questo tipo di “reincarnazione” si basava su una visione ciclico/circolare della vita, non intesa però in maniera statica: per cui tutto ritornava al punto di partenza, ma dopo un processo di trasformazione.
Il concetto di crescita all’interno di un cerchio è molto lontano dal modo di pensare occidentale.
Come scriveva Alce Nero: “Dopo la cerimonia degli heyoka, io venni a vivere qui, dove sono adesso, tra i torrenti Wounded Knee e Grass. Altri vennero con noi, e costruimmo queste piccole case grigie di tronchi che vedete, ed esse sono quadrate. É un brutto modo di vivere, perché non ci può essere alcun potere in un quadrato.
Avete osservato che tutto ciò che un indiano fa in è in un circolo, e questo perché il Potere del Mondo sempre lavora in circoli, e tutto cerca di essere rotondo. Nei tempi andati, quando eravamo un popolo forte e felice, tutto il nostro potere ci veniva dal cerchio sacro della nazione, e finché quel cerchio non fu spezzato, il popolo fiorì.
L’albero fiorente era il centro vivente del cerchio, e il circolo dei quattro quadranti lo nutriva.
L’est dava pace e luce, il sud dava calore, l’ovest dava la pioggia, e il nord, col suo vento freddo e potente, dava forza e resistenza. Questo sapere ci veniva dal mondo dell’aldilà, con la nostra religione.
Tutto ciò che il Potere del Mondo fa, lo fa in un circolo.
Il cielo è rotondo, e ho sentito dire che la terra è rotonda come una palla, e che così sono le stelle. Il vento, quando è più potente, gira in turbini. Gli uccelli fanno i loro nidi circolari, perché la loro religione è la stessa nostra. Il sole sorge e tramonta sempre in un circolo. La luna fa lo stesso, e tutti e due sono rotondi.
Perfino le stagioni formano un grande circolo, nel loro mutamento, e sempre ritornano al punto di prima. La vita dell’uomo è un circolo, dall’infanzia all’infanzia, e lo stesso accade con ogni cosa dove un potere si muove. Le nostre tende erano rotonde, come i nidi degli uccelli, e inoltre erano sempre disposte in circolo, il cerchio della nazione, un nido di molti nidi, dove il Grande Spirito voleva che noi covassimo i nostri piccoli. Ma i Wasichu ci hanno messi in queste scatole quadrate. Il nostro potere se ne è andato e stiamo morendo, perché il potere non è più in noi.”
Il grande spiritoIl Grande Spirito (o piu propriamente Grande Mistero) è quello che i nativi americani chiamavano Wakan Tanka che per i nativi americani rappresentava la divinità suprema. Dove la divinità non era intesa come viene concepita nelle religioni monoteiste. Non era un essere rappresentabile, bensi un concetto, l’espressione di tutte le cose, il raggiungimento della perfezione che si esprimeva con i miracoli della natura, la Forza suprema, il soffio di vita. Wakan Tanka era lo sbocciare di un fiore, lo scorrere dell’acqua, il sibilo del vento. E il suo culto era silenzioso, intimo, privato, di lieto ringraziamento.
Francis La Fleche, un etnologo appartenente alla tribù degli Osage-Sioux scriveva: «Ogni essere vivente è Wakan. Wakan è ogni cosa che possegga un potere, sia esso attivo come quello del vento o quello che spinge le nuvole, oppure passivo, di resistenza, di sopportazione, come quello dei ciottoli che si trovano lungo le strade. |
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Persino il bastone o la pietra più insignificanti hanno una particolare essenza spirituale che viene immaginata come manifestazione di quel potere misterioso che penetra in ogni cosa, che informa di sé l’intero universo».
Wakan Tanka non è un entità che sta sopra ogni cosa, non è un essere a cui chiedere grazie, né da adorare per timore di qualche sua “ritorsione” (vedi la concezione di piu moderne religioni). E’ semplicemente uno stato da raggiungere, come ricollegamento all’origine di ogni cosa, attraverso riti divinatori, sostanze psichedeliche, danze tribali (spesso circolari).
Il Grande Mistero non è inoltre un essere unico e immobile:singolare come espressione verbale e plurale nel significato, non è una personificazione; lo sono le sue manifestazioni: fenomeni naturali come il Vento, le Stelle (il woniya di Wakan Tanka, il respiro del Grande Respiro), il Sole (Wi), la Luna (Hanwi), la nascita di un bambino. E’ a Wakan Tanka, l’energia suprema, la fonte di tutte le cose e presente in tutte le cose, che si rivolge un Sioux quando prega.
E’ proprio in questa concezione della spiritualità e dell’uomo inteso come parte naturale di una forza eterna, che nasce la Ruota della Medicina Indiana.
La ruota della medicina
Esso era una sorta di cerchio magico che, normalmente realizzata con delle piccole pietre o con dei ciottoli, racchiude in sè tutti i principi dell’universo e rappresenta con questi gli infiniti elementi che lo compongono.
Normalmente la ruota era suddivisa in quattro quadranti (a loro volta anch’essi suddivisi), ognuno dei quali voleva rappresentare i quattro principi basilari di cui l’universo si compone (rispettivamente, partendo dal sud, acqua, terra, aria e fuoco) nonchè gli spiriti, gli animali e i punti cardinali che a questi principi sono legati:
- il nord, a cui è associato il colore bianco e da cui “proviene il grande vento bianco che purifica”, è il luogo dove abita il gigante Waziah.L'elemento associato è la terrae l'animale totem è il bisonte.
- al sud è associato il colore rosso e da esso giunge l’estate ed il potere che fa crescere, qui vive il Cigno Bianco che attende alla vita di tutti i popoli dell’universo.E' legato all'elemento fuoco e come animale totem è associato il topo.
-ad ovest, dove vivono gli esseri del tuono che mandano la pioggia e dove il sole tramonta vi è il colore nero: qui abita Wakinian-Tanka, il grande Uccello del Tuono dell’Ovest, “in una capanna in cima ad un monte al confine del mondo dove il sole tramonta”.L'elemento associato è l'acqua e l'animale totem è l'orso.
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- ad est vi è invece il giallo, poichè qui vive la “Stella del Mattino” per dare la saggezza agli uomini ed il suo simbolo è l’aquila, Huntka, l’animale che tutto vede.E' legato all'elemento del aria.Il centro del cerchio rappresenta l’albero sacro che unisce il cielo alla terra: è “l’albero del mondo, il cui tronco – che è anche la colonna del sole, il palo del sacrificio e l’axis mundi “.
Come dice Hyemeyohsts Storm, pittore nativo autore di numerose rappresentazioni del Cerchio:
“Il Cerchio della Ruota di medicina è l’universo. E’ mutamento, vita, morte, nascita e apprendimento”.
Questo Grande Cerchio è la dimora del corpo, della mente e del cuore, è il ciclo di tutte le cose che esitono.
Il Cerchio è il nostro modo di toccare e di provare armonia con tutte le altre cose che ci stanno intorno; e per coloro che cercano di capire, il Cerchio è il loro specchio”.
Nella ruota l’uomo non è al centro, ma nasce gia in uno dei quattro quadranti, traendone, per natura, un determinato bagaglio corpo-mente-spirito: l’individuo è difatti solo una piccola parte di un cosmo infinito ed il suo compito è la ricerca dell’equilibrio di tutto ciò che lo circonda, dell’armonia universale.
Ognuno di noi nasce quindi, secondo la ruota della medicina indiana, con un proprio scopo, quello definito “programma di incarnazione” che si attua esprimendo le proprie capacità che, per nascita, ci sono state donate ad uno scopo comune.
L’Uomo quindi come parte di un tutto, frammento della grande energia di Wakan Tanka.
La ruota non viene intesa come la perfezione, ma come simbolo di movimento (è una ruota appunto, non un semplice cerchio), in cui l’armonia del Tutto avviene attraverso un continuo processo di trasformazione. Il caos per passare all’equilibrio passa dalla delicata e costante fase della metamorfosi.
La medicina dei nativi americani era quindi ben distante dal concetto allopatico occidentale. La malattia, non vista come punizione a cui non si puo dare risposta, ma come opportunità di crescita, come simbolo mandatoci da una forza perfetta.
E’ solo cambiando ciò che in noi possiamo cambiare, che potremo aiutare l’intera ruota della divina essenza a girare, ad evolversi, a riscoprirsi piu viva di prima.
Siamo parte attiva dell’infinito, e solo attraverso la creatività, e non l’abnegazione, possiamo intervenire sulla continuità dell’energia, circolare, ma mai uguale.
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