sabato 12 maggio 2007

Streghe e folletti a Sondrio

Vi lascio alla lettura di questa leggenda ambientata ad Albosaggia nella provincia di Sondrio, provincia ricca di miti e leggende di questo genere. Prima o poi ci dovremo andare!!!!



Si racconta che un tempo nei boschi che attorniano Albosaggia succedevano fatti strani e terribili. Allo scoccare della mezzanotte, piccoli folletti abitatori dei boschi uscivano allo scoperto ed iniziavano a ballare, danzare e cantare allegramente, facendosi mille scherzetti e divertendosi da matti. Conoscevano canti e danze bellissime, la polka francese era la loro preferita. Intanto in un’altra parte dei bosco, buia e tenebrosa, in una caverna spaventosa, streghe, maghi e stregoni mescolavano e rimescolavano in un pentolone ali di pipistrello, occhi di salamandra, code di rospo, denti di coccodrillo e veleno di vipera. Mentre il pentolone bolliva i malvagi danzavano un ballo sgangherato tra urla, sberleffi e sghignazzi. Di tanto in tanto, a turno rimescolavano quella putrida brodaglia. Intanto nella sua casa, ai margini del paese, un vecchio soprannominato “De Tacagnis”, a causa della sua proverbiale avarizia, contava e ricontava il suo gruzzolo che comprendeva anche un meraviglioso anello, con un grosso diamante, dotato di magici poteri. Chi lo possedeva poteva diventare molto ricco, e ridurre in suo potere tutti coloro che incontrava. Per fortuna però “De Tacagnis” non conosceva i poteri dell’anello. Proprio nell’istante in cui ammirava il suo tesoro, Belzebù, il perfido capo delle streghe, attraversava al galoppo col suo nero cavallo, il ponte dell’Ad- da per recarsi nella caverna dove i suoi degni compari lo stavano aspettando, per offrirgli quell’intruglio squisito! Arrivato nell’antro così lo acclamarono: “Tu sei il nostro capo Belzebù, tu sei il nostro capo Belzebù!! Per le corna di Belzebù, salute a te Belzebù!!! Urrà, urrà, urrà!!!” Tutt’intorno sui rami degli alberi gli allegri folletti li spiavano pronti ad intervenire. Nei gruppo dei malvagi c’era anche la strega più brutta e terribile che fosse mai esistita, la Magada. Aveva in mente un piano, lo confidò ai suoi perfidi amici. Ruberò l’anello a De Tacagnis e poi ne vedremo delle belle!!!! Ah!! Ah!!! Ah!!!! I suoi degni compari non esitarono ad incoraggiarla. I folletti, però, sentendo il terribile piano, complottarono tra loro per farlo fallire. Mentre la Magada, resasi invisibile, stava rubando l’anello al vecchio, il giovane folletto Piripicchio vi soffiò sopra, in modo che, fatta la magia l’incantesimo fallisse. E le cose andarono proprio così. Infatti una sera mentre due giovani fidanzati stavano tornando dall’alpeggio di San Salvatore, arrivati a “Cà di Pesc” si sedettero su un masso per riposare. In quell’istante si fece loro incontro una vecchina dall’aspetto molto gentile e mostrò alla giovane un anello meraviglioso. “Ti piace, lo vuoi?” “La ragazza fece cenno di sì. “In cambio mi darai i tuoi magnifici capelli biondi!!” “Mai”. E la giovane si nascose dietro il fidanzato. “E tu, bel giovane, mi regaleresti i tuoi begli occhi color del cielo?” “Mai”. Allora la vecchia arrabbiatissima, riprese le sue vere sembianze di Magada, e puntò l’anello magico contro i due giovani trasformandoli in due rigogliosi pini. Poi si allontanò sghignazzando, soddisfatta. Proprio in quell’istante però, apparvero i folletti che danzarono e cantarono attorno ai pini, facendo volare nell’aria una polvere magica, dai mille colori che liberò i due giovani dal terribile incantesimo. Riprese le loro reali sembianze, i due ragazzi si avviarono verso Albosaggia, si sentivano piuttosto indolenziti, ma per loro fortuna non seppero mai a quale orribile destino erano scampati. I folletti danzarono allegramente per tutta la notte. Anche i maghi, le streghe e Belzebù fecero una danza:“La danza degli arrabbiati”. A notte fonda ciascuno tornò nella propria spelonca con le pive nel sacco. La strega si tenne l’anello, non sapendo che ogni volta che avesse tentato qualche malvagità, i folletti avrebbero annullato ogni suo potere.

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