sabato 31 dicembre 2011
a proposito dell'olio di Hecate
sabato 24 dicembre 2011
venerdì 23 dicembre 2011
Rito dell candele per yule
Ecco il rito che avevo trovato e prevede l'uso di molte candele.
bisognerà prima purificare lo spazio con l'acqua magica e poi chiamare un bel cerchio.
Dopo di che sistemeremo una sorte di altare in cui mettere la candela della luce o del sole io pensavo a quella comprata domenica e poi bisognerebbe formare un cerchio con le tea light, vedremo poi come disporre questo cerchio. Ognuno di noi avrà una candela che accenderemo a catena all'inizio del rito magari partendo dalla solita candela del sabba.
Poi diremo:
La ruota dell'anno ha girato ancora una volta
la notti sono diventate sempre più lunghe e sempre più fredde
Stanotte, l'oscurità inizia a ritirarsi
e la luce ritornerà ancora una volta.
così come la ruota continua a girare
così anche il sole ritornerà a splendere caldo su di noi.
Poi accenderemo la candela del sole e diremo:
Anche nelle ore più buie
Anche nelle notti più lunghe
la scintilla della vita indugia su di noi
Giace addormentata, in attesa, pronta a ritornare
quando il tempo sarà arrivato.
L'oscurità ci lascerà adesso,
e il sole comincerà il suo cammino verso casa.
Verranno accese poi le piccole candele del cerchio e diremo
lunedì 12 dicembre 2011
Yule, il punto della situazione
Sigilli o giù di lì
venerdì 11 novembre 2011
giovedì 10 novembre 2011
Olio di Hecate
mercoledì 26 ottobre 2011
lunedì 3 ottobre 2011
prossimi rituali
allora ho spulciato un po' i miei appunti per i prossimi rituali che si potrebbero fare.
sabato 24 settembre 2011
giovedì 15 settembre 2011
Mabon e la sua recita.
Vorrei tanto tanto tanto che la imparassimo a memoria stavolta.. è corta e le parole sono semplici.. in più è in rima e abbiamo tempo.. quindi spero davvero ci riusciremo. Suz è pensato nel ruolo di Mabon, mentre io Sabrina e, nel caso ci sia, Moon saremo il gruppo. L'unico accessorio richiesto è una mela.
Mabon parte dal bordo del cerchio, non ho ancora deciso da che direzione ma a occhio e croce direi Nord, con la mela in mano davanti a sè e cammina verso il gruppo che si trova al centro del cerchio. Ad ogni passo pronuncia una frase e riceve la risposta del gruppo prima di procedere al passo successivo (in totale saranno 4 passi).
M: Del raccolto solo lo spirito
G: Alla Madre ti hanno rapito
M: Sono il profumo del grano falciato
G: Ed ora da noi sarai separato
M: La vecchiaia non mi ha mai corrotto
G: Nel mondo di Modron verrai condotto
M: L'arte come vita scorre nelle mie vene
G: Piantato, germinerai come nuovo seme.
A questo punto Mabon è di fronte al gruppo e si piega su un ginocchio tenendo la mela sempre davanti a sè a contatto col petto e continuando a guardare il gruppo.
M: Sono Mabon, Grande Figlio dal sole amato.
G: Nella rinascita di Yule verrai salvato.
Ora Mabon tende la mela in dono al gruppo.
M: La mia vita si compie oggi nel mio sacrificio.
La "sacerdotessa" prende la mela.
G: E resterà con noi come promessa e auspicio.
Mabon, compiuto il sacrificio e donata la vita simboleggiata dalla mela si alza e insieme al gruppo alza le mani e lo sguardo al cielo.
Tutti: Gioiamo nella notte dell'Equinozio!
Questa è la recita, ci sono degli accorgimenti che ho in mente di apportare nel caso fossimo solo in tre, ma il testo è sempre questo. L'unica cosa che potrebbe cambiare è la frase che si deve pronunciare tutti insieme che, messa così, mi sembra un po' scontata e riduttiva...
martedì 6 settembre 2011
Programmazione
mercoledì 31 agosto 2011
Acqua per benedire i luoghi di culto
La raccolta delle acque
giovedì 25 agosto 2011
Ampelo
Una storia bellissima, romantica e commuovente quella del giovane Ampelo amato da Dioniso
Ampelo (dal greco antico Αμπελος, «vite») è una figura della mitologia greca.
Era un giovane amato da Dioniso. Morì accidentalmente, cadendo dal dorso di un toro imbizzarrito o da un albero sul quale si era arrampicato per cogliere un grappolo d'uva, a seconda della versione del mito che si vuole accreditare. Nella prima variante, riportata da Nonno, Ampelo fu poi trasformato in vite, recando agli uomini il dono dionisiaco del vino. Stando a Ovidio, invece, Dioniso lo tramutò nella stella Vindemiatrix (in latino «vendemmiatrice»), della costellazione della Vergine.
Secondo Nonno, Ampelo fu il primo amore di Dioniso. Il giovane, tenuto all'oscuro della natura divina del suo compagno, era coetaneo del dio e lo superava in bellezza. I due vivevano frasatiri e sileni presso il fiume Pattolo, in Lidia o forse in Frigia (Nonno confonde spesso le due regioni turche). Lo stesso Dioniso era incerto sulle origini del fanciullo: poteva appartenere alla stirpe dei satiri, tanto che aveva la coda, ma più probabilmente era figlio di Selene, dea della luna, ed Elio, il sole.
Il dio era perdutamente innamorato di Ampelo, e di lui gelosissimo, ma temeva continuamente per la sua vita, presentendone un destino simile a quello di Ila, Giacinto e Ganimede, tutti giovinetti amati da divinità o semi-divinità, sottratti prematuramente alla vita terrena.
I due compagni si confrontavano quotidianamente in una varietà di giochi, dalla lotta alla caccia, che Dioniso volentieri lasciava vincere al suo favorito. In occasione di una gara di corsa cui parteciparono Ampelo e due satiri, Cisso e Leneo, il dio intervenne per rallentare i rivali e garantire la vittoria all'amato[1].
Per colpire l'attenzione del suo amante, Ampelo si cimentava cavalcando tigri, orsi e leoni. Il dio, gli raccomandò però di guardarsi, nei suoi giochi, dalle corna del toro.
Dioniso aveva infatti ricevuto un segno dell'imminente morte del giovane: al dio era apparso un drago cornuto, che scagliava un cerbiatto adagiato sul proprio dorso contro le pietre di un altare, uccidendolo. Intuendo nella apparizione un presagio del destino che attendeva il giovane, il dio fu sul punto di piangere per la futura perdita, ma alla vista del sangue che arrossava la pietra dell'altare, e che preannunciava il dono del vino, eruppe in un riso di gioia. Su richiesta di Era, matrigna di Dioniso, la dea Ate, l'Errore, che si trovava in Frigia da quando Zeus furibondo ve l'aveva scagliata, si presentò ad Ampelo sotto le spoglie di un giovane satiro e gli consigliò di provare a cavalcare un toro, persuadendolo che con ciò si sarebbe guadagnato la predilezione del dio e la possibilità di guidarne il cocchio, che era stato affidato a Marone.
Ampelo si accostò a un toro che si abbeverava presso il Pattolo; dalle fauci dell'animale colava sul corpo del giovane un rivolo d'acqua, simbolo della fatica cui i buoi sarebbero stati costretti per irrigare le vigne. Ampelo ornò il capo del toro di narcisi e anemoni, fiori germogliati in seguito alla morte di Narciso e Adone, entrambi giovani cari agli dei; infine gli montò in groppa. Mentre galoppava sul dorso del toro, vedendo la luna, si prese gioco di Selene, che per punizione mandò un tafano a pungere il toro. L'animale, imbizzarrito, disarcionò Ampelo, lo trafisse con le corna e lo scagliò contro delle rocce, finché la testa non si staccò dal corpo.
Dioniso, disperato, asperse la ferita con l'ambrosia, il nettare degli dei, la cui dolcezza si sarebbe poi trasfusa nel vino. Eros, per consolarlo, raccontò al dio affranto la storia di un altro bellissimo fanciullo, Calamo, tramutatosi in canna a seguito di un amore sfortunato.
Frattanto le Ore, personificazione divina delle quattro stagioni, si recavano presso loro padre, Elio, custode delle profetiche tavolette di Armonia. Una di loro, Autunno, avrebbe presto avuto il capo adorno di tralci di vite, poiché era giunto il tempo del vino, previsto nell'ultima raffigurazione della terza tavoletta, che segnava l'avvento di una nuova era del mondo: vi era infatti rappresentata la Vergine, segno zodiacale di transizione fra l'estate e l'autunno, con in mano un grappolo d'uva[2].
I lamenti di Dioniso giunsero a commuovere Atropo, una delle Moire, filatrici del destino di ogni creatura. Costei diede nuova vita al corpo di Ampelo, che subito mise radici e si trasformò in un tralcio vite, scampando così all'Ade. Il dio strinse fra le mani un grappolo d'uva, e dal nuovo frutto stillò un succo che aveva la stessa dolcezza dell'ambrosia, e che donava l'ebbrezza: il vino aveva fatto la sua prima comparsa sulla terra.
Cisso, il satiro con cui Ampelo aveva gareggiato, si sarebbe trasformato nell'edera che si avvolge alla vite, mentre Calamo, la canna, l'avrebbe sostenuta contro il vento[3].
Ovidio, oltre a precisare che Ampelo era figlio di un satiro e di una ninfa, racconta una versione diversa del mito: Dioniso e il suo favorito vivevano sui monti Ismari, in Tracia; il dio aveva affidato ad Ampelo un rampicante che pendeva dalle foglie di un olmo. Il giovane, arrampicatosi sull'albero per cogliere il frutto del rampicante, perse l'equilibrio e morì nella caduta: la pianta prese così il nome di Ampelo, «vite». Dioniso, addolorato, tramutò il giovane nella stella Vindemiatrix[4].
La Vindemiatrix, appartiene alla costellazione della Vergine; la sua apparizione a oriente, subito prima dell'alba, segnalava un tempo l'inizio del periodo della vendemmia, a settembre; a causa della precessione degli equinozi oggi sono le stelle della costellazione del Leone a comparire in quella posizione all'inizio dell'autunno.
martedì 23 agosto 2011
lunedì 22 agosto 2011
Sciamanesimo dei nativi
Il Grande Spirito (o piu propriamente Grande Mistero) è quello che i nativi americani chiamavano Wakan Tanka che per i nativi americani rappresentava la divinità suprema. Dove la divinità non era intesa come viene concepita nelle religioni monoteiste. Non era un essere rappresentabile, bensi un concetto, l’espressione di tutte le cose, il raggiungimento della perfezione che si esprimeva con i miracoli della natura, la Forza suprema, il soffio di vita. Wakan Tanka era lo sbocciare di un fiore, lo scorrere dell’acqua, il sibilo del vento. E il suo culto era silenzioso, intimo, privato, di lieto ringraziamento.
Francis La Fleche, un etnologo appartenente alla tribù degli Osage-Sioux scriveva: «Ogni essere vivente è Wakan. Wakan è ogni cosa che possegga un potere, sia esso attivo come quello del vento o quello che spinge le nuvole, oppure passivo, di resistenza, di sopportazione, come quello dei ciottoli che si trovano lungo le strade. |
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- il nord, a cui è associato il colore bianco e da cui “proviene il grande vento bianco che purifica”, è il luogo dove abita il gigante Waziah.L'elemento associato è la terrae l'animale totem è il bisonte. - al sud è associato il colore rosso e da esso giunge l’estate ed il potere che fa crescere, qui vive il Cigno Bianco che attende alla vita di tutti i popoli dell’universo.E' legato all'elemento fuoco e come animale totem è associato il topo. -ad ovest, dove vivono gli esseri del tuono che mandano la pioggia e dove il sole tramonta vi è il colore nero: qui abita Wakinian-Tanka, il grande Uccello del Tuono dell’Ovest, “in una capanna in cima ad un monte al confine del mondo dove il sole tramonta”.L'elemento associato è l'acqua e l'animale totem è l'orso. |
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sabato 13 agosto 2011
giovedì 11 agosto 2011
Boiate!!!
La Vecchia Religione, come già spiegato, ha diverse tradizioni, ma la più conosciuta è quella descritta in Aradia, o il Vangelo delle Streghe, dove il Culto delle Streghe si concentra sulla figura della Dea Diana e del suo figlio, fratello e consorte Lucifero, descritto come Divinità Solare. Il testo ci racconta che Diana, vedendo gli uomini poveri continuamente oppressi dai ricchi e dal clero cattolico, inviò la sua Figlia Divina Aradia (Erodiade) sulla Terra, per liberare la gente dalla schiavitù e far rifiorire la Vecchia Religione. Nel libro esso si presenta come un culto lunare, concentrato sulla Celebrazione delle Lune Piene, dove vengono fatte preghiere, canti, danze e banchetti con del pane e del vino a Diana.
La Stregheria è caratterizzata da pratiche fortemenre teurgiche, cerimoniali e formulaiche. Gli streghici usano il pentagramma come simbolo sacro; tra gli oggetti liturgici contemplati vi sono il calice, l'atamé e la bacchetta; i rituali si svolgono all'interno di un cerchio sacro dove solitamente è collocato un altare direzionato verso il nord.
Riti comuni includono preghiere e benedizioni delle offerte.
Gli Esbat sono i pleniluni; per la Stregoneria il plenilunio è molto importante perché rappresenta un momento di forti energie, inoltre la Luna è sempre stata l’identificazione della Dea.
Le Lune piene sono 12 in un anno; tranne ogni 4 anni, dove compare la “Luna Blu”, cioè la 13° Luna.
Diana un giorno ha guardato giù e ha detto "i cattolici sono brutti e cattivi recupero lucifero e ci mettiamo all'opera!"
Vogliamo parlare della luna blu ogni 4 anni? quello è l'anno bisestile!!! ci sono sempre 13 lune in un anno!!!!!
commentate anche voi
martedì 9 agosto 2011
lunedì 1 agosto 2011
Lughnasadh
Anche se eravamo solo in due sabato sera è stata una bella serata, la luce viola (... ... ...) il sole che piano piano si spegneva per lasciare spazio alle stelle.
Questo sabba per noi scn è stato dedicato alla terra e alle sue energie protettive. Abbiamo creato delle bottiglie delle streghe che ci accompagneranno e proteggeranno fino a Imbolc poi tornerà tutto alla natura.
Purtroppo non c'è stata occasione per il rito per catturare le energie solari, ognuno lo farà per conto suo ma sono venute fuori delle belle idee per i prossimi riti.
Io ieri ho anche trovato un quadrifoglio, quindi mi aspetto tanti eventi fortunati da qui in poi.!!!
mercoledì 27 luglio 2011
Lughnasadh è alle porte
venerdì 1 luglio 2011
consiglio del giorno
martedì 21 giugno 2011
venerdì 3 giugno 2011
Como!!!
Dio della gioia, dei banchetti e di ogni tipo di piaceri compresi quelli licenziosi. Si occupava anche dei nuovi modi di vestire e di ornare la persona, quindi dio della moda. Non gli erano dedicati templi, non aveva sacerdoti, né sacrifici di vittime. I suoi seguaci lo invocavano prima e dopo i banchetti e la notte dopo una formidabile sbronza, con la testa cinta di rose, danzando e suonando andavano in giro mascherati illuminati da fiaccole
Era raffigurato come giovane massiccio, poco vestito (spesso nudo) colorito in volto per i fumi dell'alcol e marcato dagli stravizi. Aveva una corona di rose appassite, in una mano recava una fiaccola a rovescio e coll'altra stava appoggiato a una lancia.
A me questo dio piace è così avanti, molto anti conformista, direi il dio ideale per il mondo gay!!!
L'ho trovato raffigurato anche in un dipinto è quello sulla sinistra
martedì 31 maggio 2011
Aquilone
volevo scrivere....
venerdì 27 maggio 2011
Coincidenze?
Pandora!!!
giovedì 19 maggio 2011
La Carciofa
Adoro i greci e la loro mitologia è così fantasiosa e ricca di ispirazione. Amando le piante e la botanica è fantastico come esista una storia su ognuna di esse, anche sul Carciofo.
Vi siete mai chiesti come mai il Cynar, il famoso liquore a base di carciofo si chiama così? In latino il Carciofo si chiama appunto Cynàra. Ma Cynara era anche una bellissima ninfa dai capelli color cenere (biondo cenere, da qui il nome) e dagli occhi verde e viola. Bellissima, volubile dal carattere un po' spinoso.
Zeus, il grande Zeus, farfallone dell'olimpo ovviamente se ne innamorò (i suoi amori duravano giusto quel quarto d'ora), ma lei un po' se la tirava e lo rifiutò, lui stufo amareggiato dal rifiuto colto dall'ira la trasformò nel verde ortaggio con le spine che conosciamo bene dai fiori e il cuore dello stesso colore degli occhi della ninfa.
La morale ve la risparmio, anche perchè adoro i carciofi...che in fondo hanno un cuore tenero.